Ruolo delle meningi in autoimmunità e sclerosi multipla

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 17 settembre 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Gli involucri meningei, che proteggono l’encefalo e il midollo spinale, oltre ai numerosi ruoli fisiologici, prendono parte a vari processi patologici in modi caratteristici per ciascun involucro e, anche se si conosce l’importanza della loro partecipazione a processi autoimmunitari e alla patologia della sclerosi multipla, non è stato definito esattamente il tipo di ruolo per ciascuna meninge.

In termini anatomici si distingue una pachimeninge o dura mater o dura, che nel cranio aderisce al tavolato interno delle ossa frontale, parietali, temporali e occipitale, e due leptomeningi, distinte in pia mater o pia meninge, che costituisce il sottile e trasparente foglietto che contiene i vasi della superficie encefalica, e l’aracnoide, ossia la tela intermedia tra la dura e la pia che forma gli spazi subaracnoidei in cui circola il fluido cerebrospinale in continuità con le cavità ventricolari e il canale centrale del midollo spinale.

Francesca Odoardi, Arianna Merlini e numerosi colleghi hanno studiato in termini anatomopatologici e immunitari, particolarmente per ciò che concerne l’immunità cellulare, i ruoli delle singole meningi in pazienti affetti da sclerosi multipla e in modelli sperimentali di autoimmunità del sistema nervoso centrale (SNC), ottenendo risultati utili da conoscere.

(Merlini A., et al., Distinct roles of the meningeal layers in CNS autoimmunity. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-022-01108-3, 2022).

La provenienza degli autori è la seguente: Institute for Neuroimmunology and Multiple Sclerosis Research, University Medical Center Göttingen, Göttingen (Germania); Institute of Neuropathology and Multiple Sclerosis Research, University Medical Center Göttingen, Göttingen (Germania); Göttingen Campus Institute for Dynamics of Biological Networks (CDBN) Translational Cancer Medicine Program, Göttingen (Germania); Wihuri Research Institute and Translational Cancer Medicine Program, Biomedicum Helsinki, University of Helsinki, Helsinki (Finlandia).

Gli involucri meningei del nevrasse erano stati già descritti dagli antichi anatomisti, che distinguevano una meninge dura o dura madre e una meninge molle o pia madre, poi Bichat osservò la presenza di un foglietto intermedio, che a lui parve una membrana sierosa e che chiamò aracnoide. Gli studi successivi negarono l’esistenza di una cavità sierosa, ma confermarono l’esistenza dell’aracnoide, analizzando i caratteri morfologici dello spazio subaracnoideo e precisando che lo spazio sottodurale è molto angusto, quasi virtuale. La dura cranica, costituita da fasci di fibre collagene fittamente addensati in lamine, funge da periostio delle ossa craniche al cui tavolato interno aderisce perfettamente. L’aracnoide è costituita dallo stesso tipo di cellule di origine mesenchimale della pia, che sono incastonate in tralci di collagene; lo spazio subaracnoideo che contiene il fluido cerebro-spinale è attraversato dalle maggiori arterie e vene della superficie cerebrale. La pia cranica è la sottile, delicata e semitrasparente membrana che segue la morfologia delle circonvoluzioni corticali, dello spessore di una o due file di cellule unite da poche giunzioni serrate con fibre collagene interposte ed elementi simili a fibroblasti; non solo la pia separa lo spazio subaracnoideo da quello sub-piale e perivascolare, ma le sue cellule presentano un’attività di pinocitosi con assunzione di particelle fino a 1 μm di diametro.

Arianna Merlini, Francesca Odoardi e colleghi riportano i risultati ottenuti in modelli murini di autoimmunità del sistema nervoso centrale (CNS) e in pazienti affetti da sclerosi multipla in cui, nella malattia acuta e cronica, le leptomeningi erano intensamente infiammate e presentavano cambiamenti strutturali, mentre la dura mater era solo marginalmente interessata dal processo infiammatorio.

Sebbene i vasi durali fossero più permeabili dei vasi leptomeningei, le cellule T effettrici aderivano più debolmente all’endotelio durale. Poi, le cellule presentanti l’antigene locali, presentavano autoantigeni della mielina e dei neuroni meno efficientemente, e l’attivazione delle cellule T autoreattive era più bassa nello strato durale che in quelli leptomeningei, prevenendo processi infiammatori locali. L’applicazione diretta dell’antigene era richiesta per evocare una risposta infiammatoria locale nella dura.

Presi insieme, i dati emersi dallo studio dimostrano un interessamento degli strati meningei nell’autoimmunità del CNS, in cui il traffico e l’attivazione delle cellule T effettrici sono funzionalmente confinati alle leptomeningi, mentre la dura rimane sostanzialmente esclusa dai processi auto-aggressivi dell’encefalo.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-17 settembre 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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